I "Buoni Pasto" non sono più buoni!

I "Buoni Pasto" non sono più buoni!

Per il prossimo 15 giugno, in accordo con ANCD Conad, ANCC Coop, Federdistribuzione, FIDA e Fipe Confcommercio, è stata organizzata una giornata di mobilitazione delle imprese della somministrazione e della distribuzione commerciale alimentare.

L’obiettivo è sensibilizzare Governo, Consip e opinione pubblica sulle criticità legate alla gestione dei buoni pasto, un sistema dai costi ormai insostenibili per le imprese, cui viene imposta una ‘tassa occulta’ vicina al 30% del valore dei buoni stessi.

Per protestare contro questa stortura e chiederne la correzione, il prossimo 15 giugno le imprese aderenti all’iniziativa non accetteranno buoni pasto per tutta la giornata.

Un’azione di protesta che rappresenta il culmine della campagna di sensibilizzazione delle imprese, iniziata lo scorso 7 maggio con la Conferenza congiunta delle Associazioni firmatarie dell’iniziativa, mirata a chiedere una riforma del sistema di erogazione dei buoni che parta da due punti fondamentali: la salvaguardia del valore nominale dei titoli e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici.

Se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione dei #buonipasto, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potrebbero smettere di accettare i #ticket. Un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto.

A lanciare l’ultimo grido di allarme prima di avviare azioni più drastiche sono le principali associazioni dei settori interessati – ANCD Conad, ANCC Coop, FIEPeT Confesercenti, Federdistribuzione, FIDA e Fipe Confcommercio – desiderose di accendere un riflettore sulla degenerazione del sistema dei buoni pasto, alla vigilia della pubblicazione della gara BP10, indetta dalla centrale unica di acquisto, Consip.
A fare il punto della situazione, sono stati i rappresentanti delle sei organizzazioni, nel corso di una conferenza stampa: Alessandro Beretta, segretario generale ANCD Conad, Marco Pedroni, presidente Coop Italia e ANCC Coop, GiancarloBanchieri, presidente FIEPeT Confesercenti, Alberto Frausin, presidente Federdistribuzione, Donatella Prampolini, presidente FIDA e Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio.
Due le priorità: la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto, e la riforma complessiva del sistema, seguendo l’impianto in vigore in altre Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati.
Una battaglia volta a garantire la sostenibilità di un servizio essenziale per oltre 3 milioni di lavoratori, che si rende necessaria nel momento in cui lo Stato pretende di finanziare la propria spending review, scaricando i costi sull’ultimo anello della catena. Ad oggi si rischia che il costo sostenuto dal mondo della ristorazione con il sistema dei buoni pasto sia addirittura superiore in termini di valore, all’ultima tornata di ristori destinati al settore, circa 40 milioni di euro. Una distorsione cui le imprese chiedono di porre rimedio immediatamente, cominciando dalla prossima gara Consip.

LA GARA CONSIP BP 10
La stazione appaltante per il servizio di buoni pasto all’interno della pubblica amministrazione, Consip, effettua le gare solo nominalmente con il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa mentre, di fatto si traduce, nell’aggiudicazione a chi offre il prezzo più basso. Nel corso delle ultime due gare, 2018 e 2020, gli esercenti si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (BP8) e del 17,80% (BP9).
Questo meccanismo finisce per scaricare il risparmio della pubblica amministrazione sui pubblici esercizi e sulla distribuzione commerciale. Per ciascun buono da 8 euro il bar, il negozio alimentare o il supermercato ne incassa poco più di 6. Una volta scalati anche gli oneri di gestione (conteggio, spedizione, pos, ecc.) e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro.

IL MANIFESTO E LA LETTERA AL GOVERNO
Al termine della conferenza stampa i presidenti delle sigle riunite presso la sede di Fipe-Confcommercio hanno sottoscritto un manifesto nel quale si chiede la riforma del sistema dei buoni pasto. Due i punti fondamentali: la salvaguardia del valore nominale dei titoli – un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l’esercente – e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici.

I NUMERI
Prima dello scoppio della pandemia, circa 10 milioni di lavoratori pranzavano quotidianamente fuori casa. Di questi, circa 3 milioni beneficiavano di buoni pasto e il 64,7% li utilizzava come prima forma di pagamento ,ogni volta che usciva dal proprio luogo di lavoro. Complessivamente si stima che nel 2019 siano stati emessi in Italia 500 milioni di buoni pasto, di cui 175 milioni acquistati dalle pubbliche amministrazioni, che li hanno messi a disposizione di 1 milione di lavoratori. In totale, ogni giorno i dipendenti pubblici e privati spendono nei bar, nei ristoranti, nei supermercati i e in tutti gli esercizi convenzionati 13 milioni di buoni pasto.

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